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La terribile epidemia da Covid-19 ha drasticamente trasformato il mondo e la società in cui viviamo. Il paesaggio che ci circonda oggi ricorda quasi quello bellico, costellato da innumerevoli rovine, al cui interno sembrano aggirarsi gli spettri del passato. Del resto, la rievocazione di scenari bellici, dell'economia di guerra e di un linguaggio che, per molti versi, si presenta connotato da metafore militari, nonché il ritorno in auge di concetti, come stato di emergenza o stato di eccezione rievocano il ritorno a una legislazione emergenziale che potrebbe destrutturare il già malconcio edificio giuridico-politico assestandone il colpo di grazia. In ogni caso, l'Europa si presenta ai nostri occhi fragile più che mai rischiando, per un verso, di diventare del tutto marginale nello scenario globale e, per l'altro, di trasformarsi in terra di conquista da parte degli USA o della Cina. D'altro canto, se l'Europa vuole tornare a essere un modello politico attraente per i suoi cittadini, un sistema economico-istituzionale competitivo sulla scena internazionale e un'idea o mito culturale capace di produrre identità e senso di appartenenza a livello collettivo, deve essere ripensata criticamente sia sul piano storico-filosofico, sia su quello politico-giuridico. Lungi dal guardare a un oscuro passato con nostalgia e rimpianto, le pagine di questo volume che si nutrono di quella tradizione dello jus publicum europaeum, intendono saggiare la valenza epistemologica di alcune vecchie categorie come Stato, sovranità, popolo, nazione, nei nuovi ed inediti scenari globali, in cui il Vecchio Continente potrebbe costituire, nonostante tutto, il protagonista indiscusso.